Scaffali in allerta. Il Fatto Alimentare.it pubblica la guida sui prodotti ritirati dal commercio

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Cosa succede quando un prodotto non è adatto alla vendita e viene ritirato dal mercato? Il volume racconta i retroscena di un’operazione che si ripete più di mille volte l’anno all’insaputa della maggior parte dei consumatori. Pochi sanno che nel 20% circa dei casi si tratta di cibo in grado di nuocere alla salute, e per questo le autorità sanitarie fanno scattare l’allerta.

La questione riguarda confezioni firmate da grandi imprese come Barilla, Coca-Cola, Mars…, da catene di supermercati che commercializzano migliaia di prodotti con il loro marchio (Esselunga, Coop, Carrefour, Auchan, Conad, Lidl, Eurospin…), e anche piccole e medie imprese.

Molti operatori del settore hanno cercato per anni di minimizzare questa realtà, e il Ministero della salute ha fatto poco per impedirlo. L’assenza di una cabina di regia in grado di gestire le allerta alimentari ha creato e continua a creare molta confusione tra i consumatori. Il Fatto Alimentare da sempre segue con attenzione il problema, e ogni anno segnala circa 60 prodotti richiamati dal mercato. Si tratta solo di una parte rispetto al numero reale che resta però sconosciuto. ”Scaffali in allerta” descrive le criticità di un sistema che funziona male e riporta una decina di casi di allerta poco conosciuti ma emblematici.

Il libro si può scaricare gratuitamente da Ilfattoalimentare.it, anche se viene richiesto a tutti un contributo, perché il sito possa condividere questo lavoro e continuare a essere indipendente, sostenuto dai lettori e dalle aziende che reputano indispensabile un’informazione libera.

“Scaffali in allerta” di Roberto la Pira – 169 pagine – Editore: Il Fatto Alimentare – aprile 2017

Il libro si può scaricare con un’offerta libera dal sito Ilfattoalimentare.it

Bologna e Rimini unite per parco Fico

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Bologna-Rimini andata e ritorno. Con una metafora calcistica si può spiegare l’operazione che ha portato alla firma a Palazzo d’Accursio dell’accordo di collaborazione fra i Comuni di Bologna e Rimini da una parte e la Fondazione Fico e Eataly World dall’altra.
Spazio alle azioni di promozione lungo la via Emilia, destinate a cittadini, turisti (con un occhio di riguardo a quelli provenienti dall’estero), ai giovani in età scolare e al pubblico in generale. Lo scopo è quello di realizzare attività congiunte negli ambiti legati a cibo, cinema, musica, arte e spettacolo, senza dimenticare la storia e le tradizioni locali, lo sport, il benessere, l’ambiente e gli stili di vita.

“Fico (il grande parco tematico dedicato all’agroalimentare che nascerà a Bologna, ndr) è un progetto unico a livello nazionale e internazionale – spiega il sindaco di Bologna Virginio Merola – e avrà una forte attrattività per il turismo, in particolare per i giovani e le famiglie. L’accordo di collaborazione che firmiamo oggi è particolarmente strategico”.
Al primo cittadino bolognese fa eco il sindaco di Rimini Andrea Gnassi: “Non possiamo non avere come riferimento il mondo – spiega lui – l’Italia è appena all’11/o posto su 15 poli fieristici europei, solo con Milano, e puntiamo ad avere un processo di consolidamento per stare sul mercato mondiale”.

“Fico è una nuova destinazione da proporre al mondo – dice Tiziana Primori, amministratore delegato di Fico – unica e piena di sapori. Questo accordo valorizzerà la grande bellezza e la cultura della via Emilia”. “La via Emilia, con la sua food e wellness valley, offre straordinarie occasioni per promuovere l’educazione alimentare e la cultura della sostenibilità”, ha concluso il presidente della Fondazione Fico Andrea Segrè. Intanto procedono le tappe che porteranno all’apertura di Fico, prevista a ottobre: nell’area in cui sorgerà, al Caab di Bologna, oggi sono stati piantati gli ulivi.
(ANSA)

SnapFood, guida gourmet incentrata sul piatto

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Una guida gastronomica tascabile, tutta incentrata sull’esperienza diretta dei suoi utenti, che ha come protagonista il photo-sharing delle pietanze e non dei noiosi articoli sui locali. È questa l’idea alla base di SnapFood, un’app che non si limita a segnalare dove andare a mangiare ma ti aiutare a decidere “cosa” mangiare.

La giovane web agency italiana che ha creato SnapFood ha pensato di svelare a tutti dove poter assaggiare la carbonara migliore di Roma, la pizza più buona di Napoli o ancora il vero risotto alla milanese. E’ possibile inoltre sbirciare la vetrina fotografica con i piatti già provati da altri: utilissima preview che eviterà brutte sorprese al ristorante.
Quanto ai numeri, il 30% dei giovani tra i 18 e i 24 pratica il foodporn, ossia carica la foto del piatto che ha appena mangiato su facebook e su instagram. Una tendenza che coinvolge anche le fasce più adulte con percentuali in crescita.

L’applicazione social consente di filtrare le ricerche per pietanza, tipo di cucina, prezzo o luogo. L’immancabile servizio di localizzazione viene utilizzato per fornire risultati in base alla posizione esatta dell’utente “affamato”.

Gastrofisica: la musica condiziona il nostro gusto

Gastrofisica

La musica condiziona il gusto, ormai è scientificamente provato. Lo psicologo inglese Charles Spence, direttore del Crossmodal Research Laboratory dell’Oxford University, infatti ha recentemente pubblicato il libro Gastrophysics: the new science of eating (Viking, 2017), una sintesi delle ricerche sulla percezione del cibo in rapporti ad altri fattori che non siano il gusto.

Spence, studia ad esempio gli effetti che una particolare musica influenzi e, al contempo, alterari il sapore del cibo. L’autore ha anche sviluppato una pietanza per il ristorante stellato inglese “The Fat Duck”: si tratta di un’emulsione di molluschi, “Il suono del mare”, che è servita assieme ad una conchiglia di plastica con due auricolari dai quali, durante la degustazione, vanno ascoltati i suoni del mare e le grida di gabbiani.
Per maggiori dettagli, è possibile leggere il nostro post Tecnologia al tavolo da pranzo

L’evoluzione dei blocchi di cottura

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I blocchi cottura rappresentano un insieme di attrezzature modulari incassate in un’unica struttura, a seconda delle proprie esigenze e gusti.

Possono essere di due tipi:
- Blocchi cottura tradizionali: comprendono tutte le attrezzature assemblate a moduli e munite di forno statico. Molto spesso sono a fronte unico ma, se installate su delle isole, possono essere a doppio fronte per un utilizzo su entrambi i lati.
- Blocchi cottura su zoccolo: strutture uniche fatte su misura e appoggiate su zoccoli in muratura piastrellati. Estremamente eleganti e raffinati, non sono però componibili e modulari: una volta montati non possono essere modificati.

Ogni singolo modulo dei blocchi di cottura ha una specifica funzione.

- Tuttapiastra: raramente prevista, è formata da una superficie di ghisa e da un bruciatore a gas. Svantaggi: riscalda molto l’ambiente e deve essere accesa per tempo.
- Fornelli a gas: i più utilizzati sono formati da bruciatori (solitamente in ghisa) di varie dimensioni e potenze.
- Fornelli o piastre elettriche: piani di cottura ad alimentazione elettrica con comandi dotati di commutatori per la regolazione della temperatura. Possono avere piani di cottura in vetroceramica a infrarossi (o a irraggiamento), che consentono cotture più rapide e facilitano la pulizia.
- Piani di cottura a induzione: piani in vetroceramica contenenti un induttore che crea un campo magnetico quando vi si posa una pentola in materiale ad alto residuo ferroso. A differenza dei piani di cottura tradizionali (conduzione e irraggiamento), la conversione energetica in calore avviene direttamente nel recipiente di cottura. Questa tecnologia sta scalzando tutte le altre per i vantaggi che offre: facile pulizia, risparmio energetico, minor dispersione di calore, più sicurezza e facilità d’uso.
- Elementi neutri: piani d’appoggio tra un’attrezzatura riscaldante e un’altra.

I forni a microonde, rigeneratori di cibo

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I forni a microonde sono apparecchi di piccole dimensioni in cui un dispositivo, chiamato magnetron, genera un campo elettromagnetico (radiazioni a microonde). L’oscillazione del campo elettromagnetico è capace di trasmettersi alle molecole dei cibi, principalmente in quelle che contengono acqua, ma anche in quelle contenenti lipidi, proteine e zuccheri. L’oscillazione delle molecole si traduce in calore e dà luogo alla cottura dei cibi. Le onde elettromagnetiche sono opportunamente direzionate per garantire una diffusione uniforme. I forni a microonde si prestano sia a tecniche di cottura di base, sia a tecniche sofisticate, ma soprattutto sono ideali per rigenerare e riscaldare le pietanze o per decongelare i surgelati. Per ogni operazione è consigliabile usare recipienti adatti alla penetrazione delle microonde, privilegiando materiali plasticr, ceramici e vetrosi (il pirex è stato concepito proprio per questo tipo di macchine). Sono invece sconsigliati i materiali metallici.

La particolarità di questo genere di cottura, meglio definibile come riscaldamento è che i recipienti di cottura si scaldano solo per induzione, a causa della vicinanza con
il cibo colpito dalle microonde. Un grande svantaggio è rappresentato dal fatto che è  impossibile effettuare una rosolatura. Per ovviare a questo inconveniente, i nuovi forni hanno un grill (resistenze elettn‘che) posto sul cielo (microonde combinati).

I forni a legna: un lusso che pochi si possono premettere

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I primi forni furono costruiti dagli Egizi ed erano a doppia camera: in quella sottostante si accendeva il fuoco, mentre in quella superiore si cucinavano i cibi. I Greci e i Romani utilizzarono invece la camera unica, con il fuoco in un angolo e il cibo che cuoceva a fianco. I forni a legna oggi funzionano nello stesso modo. Sono costituiti da una base e da una cupola a volta in mattoni refrattari, da una bocca con sportello e da una serie di accessori che variano in base ai modelli Fondamentale è la presenza di un termometro per controllare la temperatura in camera.
I forni a legna sono usati quasi esclusivamente nelle pizzerie e in qualche panificio. In casa sono poco diffusi. Le difficoltà di gestione, manutenzione e approvvigionamento della legna, i costi elevati di costruzione e il rischio di incendi ne scoraggiano l’uso.

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