Giocchino Rossini, il gastronomo del pentagramma

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Il compositore ottocentesco pesarese rappresenta il perfetto connubio tra musica e cibo.
Celebri sono i suoi maccheroni, rigorosamente napoletani, ripieni di purèe di tartufi e cotti al forno; Rossini era sempre attento alle materie prime: nella sua cucina si utilizzava solo il prosciutto di Siviglia, il tartufo marchigiano o il formaggio di Gorgonzola.
Il Guglielmo Tell, siamo nel 1829, segna il suo silenzio da compositore e l’infuocarsi della sua passione per la gastronomia.
Che fosse un cuoco e buongustaio è dimostrato infatti dai menù scritti di suo pugno e composti di arrosto, salume di magro, caviale, zampone, rifreddo, filetti di pollo e panierini al parmigiano.
I documenti (contenuti nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze,) sono disponibili nel volume “Menù per orchestra” pubblicato da Armando Dadò e distribuito in Italia da Hoepli (Anna Ciocca-Rossi, Marta Lenzi Repetto, Giacomo Newlin) che abbiamo avuto l’onore di recensire lo scorso anno.

Niccolò Paganini “ripete” il suo sugo

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Grande violinista e amico di Rossini, diede vita alla celebre espressione “paganini non ripete” quando nel 1825, durante un’esibizione, si rifiutò di eseguire un bis chiesto direttamente dal re Carlo Felice.
In cucina è stato un cultore del pomodoro che si stava via via affermando all’epoca. A tal proposito, Paganini ha scritto la ricetta del sugo di manzo per i ravioli alla genovese oltre che della stessa pasta ripiena.

Giuseppe Verdi e la spalla cotta

Giuseppe Verdi

Nato a Busseto, nei pressi di Parma, il compositore dell’Aida a metà degli anni 30 era una rockstar mondiale pur non avendo neanche quarant’anni.
Verdi era un estimatore dei sapori semplici e tradizionali e apprezzava, tra i vari,la spalla cotta di San Secondo che regalava agli amici insieme ad alcuni suggerimenti su come cucinarla.

Vincenzo Bellini una star oltre la norma

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Figlio d’arte, grazie al suo talento nel  1819 lascia la Sicilia (Catania) per studiare al conservatorio di Napoli e 10 anni dopo si trasferì a Milano dove creò la “Norma”. Centellinava le sue esibizioni e questo lo rese ben presto una star con cachet da capogiro.
A lui è legata una tra le ricette più famose d’Italia: la pasta alla norma. Nulla lega direttamente il piatto al compositore tranne il fatto che le sue opere, così come il primo piatto, erano fatte “alla norma”, ossia perfette.

Giacomo Puccini e i piatti del convento

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Figlio d’arte e contro le regole, il maestro lucchese era un amante della buona tavola sapeva cavarsela anche in tempi di magra riempiendosi di minestroni preparati da lui stesso.
L’autore della Tosca e de La Boheme era un appassionato di cacciagione e fagioli cotti al fiasco, preparati nel convento di Lucca in cui aveva dimora la sorella suor Angelica.

Pietro Mascagni e i sapori rustici

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Nato a Livorno nella seconda metà dell’800, il compositore della “Cavalleria rusticana” fu una vera e propria rockstar dell’epoca con tanto di groupie al seguito.
Era un amante dei viaggi per il mondo ma il suo piatto preferito rimaneva quello di casa: il caciucco.

Arturo Toscanini e l’estetica della tavola

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Compositore emiliano della metà dell’800, si formò per lungo tempo in America dove si rifugiò in quanto antifascista. Meticoloso in campo musicale e con una memoria di ferro: riusciva a dirigere un’orchestra senza l’ausilio dello spartito.
Era anche un buongustaio ma teneva non solo al piatto ma anche alla presentazione e all’atmosfera in tavola.

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