Torta Barozzi: ma che bontà

Barozzi

La ricetta della Torta Barozzi è un enigma non risolto da più di un secolo. Forse soltanto Mina, come nella sua celebre Ma che bontà, riuscirebbe a indovinare gli ingredienti… tirando a caso.

Questo dolce fu inventato da Eugenio Gollini - fondatore della omonima pasticceria nel centro storico di Vignola - e venne battezzato con il nome di Torta nera. Nel corso degli anni fu conosciuta come Pasta Barozzi per diventare ufficialmente Torta Barozzi nel 1948 quando il marchio venne registrato presso l’allora Ministero dell’Industria e del Commercio.

Il nome Barozzi deriva dall’illustre abitante della storica cittadina di Vignola (MO): l’eclettico architetto cinquecentesco Jacopo Barozzi.

Cercando su Google “ricetta della torta Barozzi” troverete migliaia di risultati relativi a imitazioni più o meno riuscite oppure a richieste di aiuto sul procedimento. La verità è che il risultato migliore si ottiene sedendosi in un caldo pomeriggio all’ombra dei portici della Pasticceria Gollini e gustando un piccolo trancio della mistica Barozzi tagliata con un coltello dentellato e con la carta stagnola rivolta verso l’alto. Perché? Perché è così che si mangia, vi risponderanno.
Il profumo del caffè copre inizialmente quello delle arachidi, del cacao e delle mandorle che si sprigioneranno solo al palato. La consistenza è leggermente umida all’interno e croccante all’esterno.

 

Per l’attrattiva e il fascino che l’avvolge, la Torta Barozzi può essere considerata uno status symbol o, come ama dire la famiglia Gollini, un nome celebre, un prodotto di classe.

E a proposito di nomi celebri ci salutiamo con la già citata canzone di Mina - Ma che bontà – che, finale a parte, si presta piacevolmente ad accompagnare il mitico dolce.

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