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Ogni cibo ha un ritmo. E la bellezza ci fa spendere di più.

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”Si mangia con tutti e cinque i sensi. E quando si riscontra la bellezza in un piatto al ristorante si è disposti a spendere di più. La maggior parte della clientela tollera un conto più salato se la pietanza è messa al centro, possibilmente su un piatto bianco, mentre le asimmetrie disturbano e mal predispongono a compensare il lavoro delle chef”. E’ quanto evidenziato da Qian Janice Wang, professore associato del dipartimento Food Science dell’Università di Aarhus, in Danimarca, in una masterclass che ha preceduto la presentazione dei 28 ristoranti danesi che hanno conquistato stelle Michelin, nella guida rossa 2019 che ha premiato 64 ristoranti di cinque Paesi: Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia. ”Ogni cibo ha un suo ritmo, ma con un rumore di fondo è percepita meno la dolcezza, e – ha detto la ricercatrice alla platea dei professionisti della ristorazione – in una sala rumorosa si bevono drink più alcolici in meno tempo”.

L’analisi fa riferimento a pubblicazioni di Charles Spence, psicologo sperimentale e professore presso l’Università di Oxford con cui Wang ha collaborato in qualità di presidente della Blind Tasting Society, e a uno uno studio del compositore giapponese Ryūichi Sakamoto: ”Se in un bistrot viene diffusa musica pop o rock ad alto volume i clienti berranno di più, ma frettolosamente. Un mordi e fuggi dunque. Musica jazz e classica denotano invece i locali accoglienti dove il bere è meditativo. Inoltre musica leggera, ariosa fa scegliere prevalentemente vini bianchi. Musica grave, classica, porta a selezionare nella carta vini rossi. Per uno Champagne di etichetta lusso ci vuole un Allegro di Beethoven”.

Secondo Spence ”questi effetti sulla percezione sensoriale di una varietà di cibi e bevande sono spiegati da una combinazione di fattori psicologici (come la qualità percepita), fattori percettivi (come l’illusione di contrasto e contrasto di dimensioni di Ebbinghaus-Titchener e il contrasto di colore nel colore che influenza la percezione del gusto/sapore) e fattori fisiologici-chimici (come le differenze nel rilascio di composti organici volatili da bicchieri di vino di forma diversa). Insieme questi fattori dimostrano quanto sia la tavola che l’ambiente possono avere un profondo effetto sulla nostra percezione del cibo e delle bevande”.

Infine, per l’esperta di psicologia sperimentale ”una caramella rappresenta l’idea di cibo perfetto perché esprime ricerca nella presentazione estetica nel prodotto dolciario e nella confezione; una forma di arte perché c’è divertimento ed un invito all’evasione. Ma in generale – ha sottolineato Wang – tutto quello che è tondo è percepito come più dolce, cibi e persino barrette di cioccolato con spigoli sono ritenute più amare”. Mai trascurare estetica e gusto negli antipasti come nei dessert: ”a prescindere dalla bravura dello chef la nostra memoria è molto limitata. La clientela ricorda mediamente tre piatti di quello che ha assaggiato e ognuno di noi ricorda meglio il primo piatto e l’ultimo”.

Fonte ANSA

Gastrofisica: la musica condiziona il nostro gusto

Gastrofisica

La musica condiziona il gusto, ormai è scientificamente provato. Lo psicologo inglese Charles Spence, direttore del Crossmodal Research Laboratory dell’Oxford University, infatti ha recentemente pubblicato il libro Gastrophysics: the new science of eating (Viking, 2017), una sintesi delle ricerche sulla percezione del cibo in rapporti ad altri fattori che non siano il gusto.

Spence, studia ad esempio gli effetti che una particolare musica influenzi e, al contempo, alterari il sapore del cibo. L’autore ha anche sviluppato una pietanza per il ristorante stellato inglese “The Fat Duck”: si tratta di un’emulsione di molluschi, “Il suono del mare”, che è servita assieme ad una conchiglia di plastica con due auricolari dai quali, durante la degustazione, vanno ascoltati i suoni del mare e le grida di gabbiani.
Per maggiori dettagli, è possibile leggere il nostro post Tecnologia al tavolo da pranzo

Musica per dimagrire

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Per dimagrire avete provato ogni sorta di dieta: Dukan, Atkins, macrobiotica, zona, dissociata e perfino del gruppo sanguigno.
Basta pensare al digiuno, ecco un nuovo consiglio: aprite bene le orecchie. È proprio questo il suggerimento, “aprite le orecchie” e ascoltate bella musica.
L’udito potrebbe apparentemente sembrare il senso meno influente in campo alimentare ma non è così quando si tratta di perdere i chili di troppo.

Secondo uno studio dell’Università di Oxford la musica è un condimento e modificare la percezione del cibo con degli impatti benefici sulla salute. Infatti, le note acute suonate da un pianoforte sono ideali per rimpiazzare lo zucchero, o meglio ci fanno percepire gli alimenti fino al 10% più dolci senza modificare gli ingredienti. Per l’esperimento, il dott. Charles Spence ha fatto gustare una caramella mou durante la riproduzione di suoni acuti e successivamente bassi. La stessa caramella è risultata più dolce nel primo passaggio musicale e più amara nel secondo.

L’associazione musica-dieta non è nuova, infatti già nel 1400 Ludovico II, pericolosamente ingrassato, fu costretto a seguire una particolare dieta musicale. Le melodie erano diffuse durante i pasti in modo da distrarre Ludovico dal piatto e pertanto rendere più efficace il suo dimagrimento.

Leggi il nuovo articolo degli autori di Menuetto su L’Huffington Post

Il rumore e il suo impatto sulla percezione del cibo e delle bevande

rumore e cibo

I ristoranti stanno diventando più rumorosi. Questo, almeno, è ciò che i critici gastronomici ci dicono e quanto evidenziato da un articolo pubblicato su Flavour. Secondo alcuni critici, altro non è che una scelta di diversi chef influenti di far ascoltare in sala la stessa musica che loro amano ascoltare in cucina. Altri vedono un ulteriore motivo collegato al tentativo dei ristoratori di incrementare i profitti. Come ad esempio all’Hard Rock Cafè, i cui fondatori si resero conto che mettendo musica ad alto volume e molto ritmata, i clienti abituali parlavano meno, consumavano di più e se ne andavano in fretta, una tecnica documentata dall’International Directory of Company Histories.

 

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Cibo in aereo? Meglio un Bloody Mary

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Volo per Londra: avete mai notato quante persone chiedono un Bloody Mary in aereo? Tuttavia, se chiedeste loro quante volte ordinano lo stesso cocktail anche a terra, vi diranno di rado.
Tutto ciò ha indotto i ricercatori Charles Spence, Charles Michel dell’Università di Oxford e Barry Smith del Centre for the Study of the Senses di Londra a pensare che l’artefice di questa richiesta possa essere il pomodoro, ricco di umami.

Si tratta al momento di un presentimento ma l’umami sembra essere uno dei pochi sapori che riusciamo a distinguere indipendentemente dal rumore di fondo a cui siamo esposti durante il volo e che in un Airbus A320, ad esempio, si attesta attorno a 86db.

E’ stato già sperimentato che un forte rumore inibisce la percezione della dolcezza e della salinità e, se dovesse essere dimostrato che la percezione dell’umami è davvero insensibile al rumore, allora si potrebbe pensare addirittura di creare un menù che ruota attorno a questo sapore con alimenti come il parmigiano, pomodori e funghi. Recentemente proprio la British Airways si è mossa in questa direzione: ecco il video

Ricordiamo che gli ingredienti ricchi di umami sono da sempre utilizzati nella nostra cucina, basti ricordare la classica ”pasta al pomodoro”, spesso ricoperta da grandi quantità di parmigiano e sugo, per non parlare della pizza con pomodoro e acciughe. L’ultima combinazione, tra l’altro, produce un effetto presumibilmente potenziato del sapore umami.

Forse tutti quei viaggiatori che ordinano un Bloody Mary dopo che il segnale della cintura di sicurezza è stato spento hanno intuitivamente capito ciò che gli scienziati stanno solo ora lentamente venendo a scoprire empiricamente in merito all’interazione tra ciò che sentiamo e ciò che gustiamo. Solo la ricerca futura sarà in grado di dimostrare definitivamente se certi sapori sono più o meno colpiti dal rumore di fondo (o dalla musica) rispetto ad altri.

Nel frattempo, quando mangerete qualcosa in aereo, prestate attenzione al gusto e a cosa assaporate… darete un contributo alla scienza.

Fonte: Flavour Journal

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