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Il rumore rovina il cibo

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La qualità dell’esperienza gastronomica è influenzata da molti fattori, tra cui l’acustica dell’ambiente circostante. Livelli elevati di rumore possono influire sulla percezione del sapore e dell’odore, mentre una cattiva illuminazione o un ambiente poco accogliente possono rovinare l’esperienza complessiva. La pressione sonora, la composizione delle superfici e degli arredi, insieme a fattori contingenti come la durata dell’esperienza e lo stato d’animo dell’ospite, sono tutti elementi da considerare per creare un ambiente sonoro adeguato. Il metodo più efficace per ridurre il rumore di fondo rimane l’uso di materiali fonoassorbenti, ma ci sono anche soluzioni tecnologiche che utilizzano il monitoraggio in tempo reale per creare un controllo sonoro “attivo”. Un ristorante in California (il COMAL a Berkeley), ad esempio, ha implementato un sistema attivo di riduzione del rumore, utilizzando 28 microfoni per raccogliere il rumore ambientale e combinare i suoni filtrati con la musica per creare un’atmosfera personalizzata. In Europa, la lotta contro l’inquinamento acustico nell’esperienza gastronomica continua, con soluzioni innovative come il design sonoro degli spazi e l’uso di dispositivi elettronici per ridurre il rumore di fondo.

Boomdabash e lu Salentu d’amare

Boomdabash

Non è “solo” una guida per viaggiare e conoscere una parte d’Italia che sembra benedetta da Dio per la bellezza dei paesaggi, per la bontà del cibo, per il calore della sua gente, ma è soprattutto una vera dichiarazione di affetto e fedeltà il libro “Salentu d’amare” (De Agostini) che i Boomdabash, una delle band reggae italiane più famose e apprezzate, hanno deciso di scrivere per celebrare l’anima più autentica della terra da cui provengono. Accanto ai molti suggerimenti per vivere il Salento “alla salentina” (le “dritte” più utili su cosa vedere tra borghi e spiagge, su dove mangiare i cibi più buoni, riportando anche le ricette della tradizione, sulle esperienze da fare e sulle strade da percorrere sfrecciando in moto), in questo volume, in libreria dal 20 aprile e corredato dalle illustrazioni di RampicantiStorti, i Boomdabash sottolineano quanto questo “posto del cuore”, il bellissimo “tacco” d’Italia tra Ionio e Adriatico, sia stato di fatto essenziale per la loro formazione e per la crescita umana e artistica.

Nelle pagine si percepisce la voglia di raccontare con sincerità il Salento come terra che nasconde tanti tesori tutti da scoprire, non solo durante la stagione estiva ma in ogni mese dell’anno, con ricchezze che sono legate prevalentemente alle antiche tradizioni, alla natura e all’amabilità e all’operosità di chi ci abita.

I membri della band si sono dedicati alla scrittura durante il lockdown, coltivando la speranza che almeno la prossima estate, se si tornerà a viaggiare, il libro potrà essere utile a chi deciderà di trascorrere del tempo in Salento, magari anche ballando al ritmo della loro musica. “Venite e siate pronti a innamorarvene, perché succederà di sicuro”, è l’invito dei Boomdabash che si legge nelle prime pagine del libro, “Noi vi aspettiamo con la nostra musica, per ballare di nuovo. Insieme, in Salento”.

I quattro componenti del gruppo, Blazon, Biggie Bash, Payà tutti salentini doc, e il salentino d’adozione Ketra, hanno contribuito alla scrittura, riservandosi ognuno una zona da raccontare: li seguiamo in un viaggio coast to coast tra Ionio e Adriatico, da Brindisi a Santa Maria di Leuca, attraverso grotte e cale, masserie e pagliare, dancehall e lidi da sogno. Tra orecchiette e focacce, friselle, pasticciotti e polpette, ottimo vino e olio strepitoso, riserve naturali e centri storici pittoreschi, chiese, sagre e mercati caratteristici, luoghi della spiritualità e locali per divertirsi, senza dimenticare ovviamente la Notte della Taranta, la voglia di visitare il Salento cresce di pagina in pagina. E mentre si delinea la fisionomia di questa bellissima parte della Puglia, il lettore avrà anche l’opportunità, come in una chiacchierata tra amici, di conoscere i Boomdabash più da vicino, scoprendo la gavetta dei primi anni, i gusti, le storie, gli aneddoti e i luoghi (in primis Mesagne, dove “tutto” ha avuto inizio) a loro più cari.
(via ANSA)

Coronavirus: in America, contro lo stress da quarantena, aperitivo e musica italiani

Aperitivo

Stressati dalla quarantena Covid-19? Il rimedio è l’aperitivo italiano. Lo pensa la celebre rivista economica Forbes la quale raccomanda anche di farlo all’italiana senza adattamenti americani. Un happy hour, quindi, non a base di solo alcol ma accompagnato da stuzzichini e che garantisca appieno la sua funzione originaria, quello di essere consumato prima dei pasti per stimolare l’appetito. Forbes suggerisce anche di usare musica italiana come sottofondo e soprattutto di chiudere Zoom (piattaforma di videoconferenza, ndr).
“L’Aperitivo di solito si riferisce ad un drink specifico, anche non alcolico, consumato dopo lavoro o prima di cena per anticipare il pasto – scrive Forbes citando Rosario Procino, napoletano e co-proprietario della pizzeria Ribalta a New York – di solito è accompagnato da stuzzichini”. Procino aggiunge anche che al giorno d’oggi l’aperitivo in Italia non si riferisce più solo ad un drink piuttosto ad un luogo e un’ora del giorno. “E’ un momento specifico della vita sociale italiana” – aggiunge.

In tempi di coronavirus, l’aperitivo all’italiana può essere tranquillamente replicabile a casa, forse anche meglio di quanto possa offrire un tipico bar americano. La carta vincente è il cibo a disposizione a casa e replicando un’altra tradizione italiana, quella di intrattenere gli ospiti prima di cena appunto con un drink e qualcosa di leggero da spiluccare per evitare che l’alcol faccia danni.
Con i supermercati presi d’assalto per timore di rimanere a secco di cibo durante la pandemia, i frigoriferi delle case americane sono pieni più del solito di ogni bene di conforto.
Non occorrono grandi doti quindi per preparare in pochi minuti uno stuzzichino per accompagnare l’aperitivo. “Basta bagnare il pane raffermo nell’olio solo da un lato – suggerisce Pasquale Cozzolino, chef napoletano trapiantato a New York – poi farlo abbrustolire in padella e come una bruschetta condirlo a piacimento con pomodori, melanzane, formaggio, o semplicemente olio ed origano”.

Non a caso anche Forbes suggerisce ai suoi lettori di accompagnare sempre l’aperitivo con snack salati, come patatine, noccioline, olive, focaccia. Poi chiude il suo articolo con una frase motto che ancora una volta incarna una tradizione italiana, ‘Smile, eat, repeat’ (sorridi, mangia, ripeti, ndr).

(Fonte ANSA)

Bastianich, “Il mio album rock, colpa di nonna Erminia”

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Imprenditore della ristorazione, produttore di vino, intenditore del cibo, ex giudice di MasterChef. Da ora, però, a tutte le definizioni possibili di Joe Bastianich ne va aggiunta un’altra: cantautore. L’italoamericano, infatti, lancerà sul mercato discografico il prossimo 20 settembre l’album ‘Aka Joe’. Un disco rock-blues, con variazioni funky e country. La passione di Bastianich per la musica è cosa nota, considerando anche la sua partecipazione a programmi tv come ‘On the road’ e ‘Jack on tour’ e lo spettacolo teatrale ‘Vino Veritas’, ma questa volta la faccenda si fa seria. “Sono emozionato, mi fa impressione già solo il fatto di essere entrato in questo ambiente”, confessa Joe, svestendo per una volta i panni del sarcastico e pungente giudice e indossando quelli del musicista al debutto. Un debutto importante, fra l’altro, visto che, come racconta lui stesso, racchiude brani creati nell’arco di dieci anni: “Ogni pezzo ha dentro di sè uno spazio temporale. Racconta il punto di vista personale di un ragazzo cresciuto da italoamericani emigrati a New York, che vuole scappare dalla sua vita grazie al rock & roll. Contiene anche commenti sociali, parla di violenza sui bambini, di armi… è un viaggio nel tempo”.

Proprio la sua voglia di rivalsa è ciò che emerge con più forza dal lavoro discografico. “Qua in Italia – spiega – negli ultimi dieci anni ho vissuto principalmente nel mondo mediatico. Le narrazioni nel disco risalgono invece a un altro periodo. Sono le vicende di un giovane italoamericano: mi sentivo un ragazzo di seconda classe, gli altri erano meglio di noi e queste sono cose non vanno via. Ero povero e non volevo esserlo, ero figlio di migranti e volevo essere americano”. La storia della sua famiglia, però, è ciò che lo ha spinto a diventare l’uomo che è oggi. Soprattutto la nonna Erminia, figura forte nella sua vita: “Mi ha sempre detto: ‘Giuseppino, tu puoi fare quel che vuoi nella vita’. E io ci ho creduto. Forse è stato un danno – scherza -, è sua responsabilità in qualche modo l’uscita di questo album”.

Quello che ci si trova di fronte è un Bastianich più “vulnerabile” (come si definisce lui) rispetto al personaggio poco affabile a cui siamo abituati, ‘brandizzato’ dalla tv: “Nella musica ci sono i racconti di Joe, senza filtri. E’ più sensibile, personale e vero”. In televisione, però, ci tornerà presto. E questa volta nello scomodo ruolo del ‘giudicato’. L’imprenditore-cantautore sarà infatti uno dei concorrenti di ‘Amici Celebrities’: “Sono terrorizzato, mi troverò dall’altra parte del palco e mi metterò in gioco. Ma era un’opportunità per avere un pubblico ampio ad ascoltare i miei brani. Non so cosa aspettarmi, ma spero di vincere. Cercherò di fare alcune delle canzoni del mio album e di interpretare le cover in maniera personale”. E quindi, con la cucina capitolo chiuso? “Questo non lo so… L’idea è quella – ride – ma devo anche pagare l’affitto”.

(Fonte La presse)

Food ensemble: ascolta il suo del cibo che assapori

Food ensemble

Immagina un concerto eseguito con i suoni della cucina. Immagina i profumi che riempiono la stanza, i piatti che si compongono davanti agli occhi. Immagina di assaggiare sapori e spezie accompagnati dalla musica che producono.
Ora apri gli occhi e assapora Food Ensemble: una performance che fonde la cucina e la musica elettronica, un vero e proprio concerto eseguito con i suoni del cibo che si mangerà. I Food Ensemble sono gli chef Francesco Sarcone, Andrea Reverberi e Marco Chiusi che cucinano dal vivo registrando i suoni che generano. Li remixano, creano musica e servono gli ospiti.

Dal polpo croccante fumè alla capasanta fiammata alla curcuma, dal salmone marinato ai due tè alla più tradizionale carbonara: ascoltate qualche performance dei Food Ensemble sul loro canale Youtube

Ogni cibo ha un ritmo. E la bellezza ci fa spendere di più.

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”Si mangia con tutti e cinque i sensi. E quando si riscontra la bellezza in un piatto al ristorante si è disposti a spendere di più. La maggior parte della clientela tollera un conto più salato se la pietanza è messa al centro, possibilmente su un piatto bianco, mentre le asimmetrie disturbano e mal predispongono a compensare il lavoro delle chef”. E’ quanto evidenziato da Qian Janice Wang, professore associato del dipartimento Food Science dell’Università di Aarhus, in Danimarca, in una masterclass che ha preceduto la presentazione dei 28 ristoranti danesi che hanno conquistato stelle Michelin, nella guida rossa 2019 che ha premiato 64 ristoranti di cinque Paesi: Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia. ”Ogni cibo ha un suo ritmo, ma con un rumore di fondo è percepita meno la dolcezza, e – ha detto la ricercatrice alla platea dei professionisti della ristorazione – in una sala rumorosa si bevono drink più alcolici in meno tempo”.

L’analisi fa riferimento a pubblicazioni di Charles Spence, psicologo sperimentale e professore presso l’Università di Oxford con cui Wang ha collaborato in qualità di presidente della Blind Tasting Society, e a uno uno studio del compositore giapponese Ryūichi Sakamoto: ”Se in un bistrot viene diffusa musica pop o rock ad alto volume i clienti berranno di più, ma frettolosamente. Un mordi e fuggi dunque. Musica jazz e classica denotano invece i locali accoglienti dove il bere è meditativo. Inoltre musica leggera, ariosa fa scegliere prevalentemente vini bianchi. Musica grave, classica, porta a selezionare nella carta vini rossi. Per uno Champagne di etichetta lusso ci vuole un Allegro di Beethoven”.

Secondo Spence ”questi effetti sulla percezione sensoriale di una varietà di cibi e bevande sono spiegati da una combinazione di fattori psicologici (come la qualità percepita), fattori percettivi (come l’illusione di contrasto e contrasto di dimensioni di Ebbinghaus-Titchener e il contrasto di colore nel colore che influenza la percezione del gusto/sapore) e fattori fisiologici-chimici (come le differenze nel rilascio di composti organici volatili da bicchieri di vino di forma diversa). Insieme questi fattori dimostrano quanto sia la tavola che l’ambiente possono avere un profondo effetto sulla nostra percezione del cibo e delle bevande”.

Infine, per l’esperta di psicologia sperimentale ”una caramella rappresenta l’idea di cibo perfetto perché esprime ricerca nella presentazione estetica nel prodotto dolciario e nella confezione; una forma di arte perché c’è divertimento ed un invito all’evasione. Ma in generale – ha sottolineato Wang – tutto quello che è tondo è percepito come più dolce, cibi e persino barrette di cioccolato con spigoli sono ritenute più amare”. Mai trascurare estetica e gusto negli antipasti come nei dessert: ”a prescindere dalla bravura dello chef la nostra memoria è molto limitata. La clientela ricorda mediamente tre piatti di quello che ha assaggiato e ognuno di noi ricorda meglio il primo piatto e l’ultimo”.

Fonte ANSA

Il cervello musicale

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La musica è parte fondamentale della vita. Così come i nostri sensi sono le porte attraverso cui accediamo al mondo, nella stessa maniera le note ci connettono con le parti più intime, nascoste e significative della nostra sensibilità. È presente in tutte le culture. Sin dalla notte dei tempi. È un linguaggio universale. Ma cosa succede al nostro cervello quando entra in contatto con essa? Ce lo spiega il libro Il cervello musicale. Il mistero svelato di Orfeo di Daniele Schön: «sesso, cibo e musica condividono il sistema limbico ossia la parte del nostro cervello che regola emozioni, dà ricompense e può portare a dipendenze. La musica approfitta appieno di questo sistema e agisce come una ricompensa che facilita l’apprendimento».

Tuttavia, «il sistema di ricompensa legato alla musica pare essere diverso da quello legato a stimoli primari come cibo e sesso o secondari come il denaro. Soltanto le conoscenze che ci permettono di anticipare la musica sono necessarie per poter apprezzare appieno la musica stessa. E così, al di là dei tratti di personalità, che ci possono rendere più inclini alla musica del Rinascimento o all’heavy metal, servirà comunque ascoltare molta musica per poterla apprezzare, e ciò sarà ancor più vero quanto più complessa è la struttura musicale».

Vi invitiamo alla lettura di questo libro che svela i poteri straordinari della musica sulla nostra mente.

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